Quella insolita alleanza Kennedy Trump “creata” dai democratici – di Massimo Brundisini

Quella insolita alleanza Kennedy Trump “creata” dai democratici – di Massimo Brundisini

La decisione di Robert Kennedy Junior di ritirarsi dalla competizione elettorale per poi appoggiare Donald Trump ha sorpreso molti, ma a ben vedere c’erano non pochi presupposti. Il carattere, quasi rivoluzionario e sicuramente controcorrente, delle idee politiche del figlio di Robert Kennedy lo si era potuto apprezzare in tutte le sue dichiarazioni: sono idee di chi combatte, da cristiano e fervente cattolico, per un mondo migliore, al pari di quanto avevano tentato di fare suo padre e suo zio. Lo aveva fatto già da avvocato. Per chi volesse approfondire la cosa segnalo due miei precedenti articoli (CLICCA QUI e QUI).

Già nella sua intervista a Elon Musk si erano intravisti i temi principali che lo hanno portato ad unirsi, lui democratico da sempre per nascita e tradizione, a Trump. Anche i suoi parenti lo hanno apostrofato come traditore degli ideali del Partito Democratico, ma a giudizio di RKJ è esattamente il contrario: sono stati i dem a tradire quegli ideali. Ha infatti dichiarato che le cause principali del suo avvicinamento “sono la libertà di parola, la guerra in Ucraina e la guerra ai nostri figli”.

Ha poi detto nella sua dichiarazione alla nazione: “Ho iniziato questo viaggio come democratico, il partito di mio padre, mio zio, il partito a cui ho giurato fedeltà prima di essere abbastanza grande per votare. Ho partecipato alla mia prima convention democratica all’età di sei anni nel 1960 e a quel tempo i democratici erano i campioni della costituzione dei diritti civili. I democratici erano schierati contro l’autoritarismo, contro la censura, contro il colonialismo, l’imperialismo e le guerre ingiuste”. “Eravamo il partito del lavoro”, ha aggiunto, “ma I dem sono ora partito di guerra, censura e corruzione, di Big Pharma, della grande tecnologia… e dei grandi soldi”-

E su Kamala Harris: “Come ha fatto il Partito Democratico a scegliere un candidato che non ha mai fatto un’intervista o un dibattito durante l’intero ciclo elettorale?”, ha chiesto Kennedy. “Conosciamo la risposta: lo hanno fatto servendo le agenzie governative delle armi. Lo hanno fatto abbandonando la democrazia. Lo hanno fatto trascinando in giudizio l’opposizione e privando di diritti gli elettori americani. Ciò che mi allarma di più non è il modo in cui il Partito Democratico conduce i suoi affari interni o gestisce i suoi candidati. Ciò che mi allarma è il ricorso alla censura, al controllo dei media e alla strumentalizzazione delle agenzie federali”.

Ha poi affermato che il Partito Democratico ha condotto una continua guerra legale sia contro il presidente Trump che contro di lui.

Ha inoltre paragonato la loro potenziale collaborazione al famoso “Team of Rivals” (“Ministero dei Rivali”) del Presidente Lincoln, che lo vide rifornire il suo gabinetto di ex nemici: tre dei membri del suo gabinetto si erano precedentemente candidati contro Lincoln alle elezioni del 1860. “Non siamo d’accordo su molti punti, ma siamo allineati su altre questioni chiave come la fine delle guerre per sempre, la fine delle epidemie di malattie infantili, la sicurezza del confine, la protezione della libertà di parola, lo smantellamento della struttura corporativa delle nostre agenzie di regolamentazione, l’uscita delle agenzie di intelligence statunitensi, in particolare la Cia, dal business della propaganda, della censura e della sorveglianza degli americani e l’interferenza con le nostre elezioni”.

Quello che colpisce è che a questo punto si è formata un’alleanza a tre, Trump, Musk e Kennedy, tutti ex-democratici, ed è proprio l’antagonismo deciso e combattivo verso il loro vecchio partito che li unisce al di là delle differenze su vari temi.

Per quel che mi riguarda, apprezzo moltissimo il solo fatto di aver citato la fine delle guerre per sempre, differenza basilare con la Harris, appiattita su posizioni pilatesche.

Massimo Brundisini