Quella Puglia … e la criminalità – di Michele Marino

Quella Puglia … e la criminalità – di Michele Marino

Giuseppe Di Vittorio è considerato, alquanto unanimemente, uno dei più illustri pugliesi del secolo scorso. Illuminato precursore del sindacalismo italiano cui dedicammo, alcuni anni fa, un importante convegno di studi con il Patrocinio della Presidenza del consiglio nella sala consiliare di Cerignola (intitolata a lui stesso); e nondimeno fine politico, deputato del Regno di Italia, della Assemblea costituente e della Repubblica Italiana; stimato in particolare anche da un suo, indomito avversario, Pinuccio Tatarella.

Il pensiero di Peppino, già  instancabile, studente autodidatta, era – ed è- imperniato su due grandi pilastri della storia dei lavoratori agricoli o meglio del bracciantato, quali fondamenta di rivendicazione prima economica e poi sociale:
a) il giusto salario cui dovevano corrispondere una serie di diritti da quello assembleare all’orario giornaliero, ecc.
b) l’istruzione come indispensabile strumento di emancipazione personale e sociale nonché mezzo per lo svolgimento di una piena e reale partecipazione alla vita democratica. La qual cosa sarebbe stata utile ad acquisire una pari dignità rispetto alla borghesia e all’aristocrazia.
Questo secondo aspetto non risulta a chi scrive- concittadino, originario di Cerignola-che sia stato sufficientemente oggetto d’interesse e di adeguata attenzione né dall’allora PCI, né dalla Cgil ( si direbbe…”nemo propheta in patria), né tanto meno dalle giunte comunali di sinistra o centrosinistra che fecero seguito alla scomparsa e al vuoto lasciato dal più grande sindacalista.
E non a caso, siffatto elemento di riflessione significa tuttora un elevato fattore di descolarizzazione nella città di Cerignola: ciò è stato posto in forte evidenza nel corso dello speciale televisivo “Cose nostre ” in ultima serata su RAI 3 il 15 cm. Com’è ben noto ai più, la micro delinquenza del centro ofantino risale a decenni remoti, immediatamente a ridosso del CD boom economico tant’è che già negli anni 70 i ” pischigniddi” (ladri enfant prodige…) erano specializzati nel furto delle autoradio.
Poi si è passati in modo degenerativo e progressivamente ai furti con scasso a danno dei camion e furgoni di trasporto merci commerciali che non potevano sostare senza il pericolo reale e maldestro di subire ingenti danni. Quindi furti negli appartamenti e quant’altro a cominciare dal racket. Ed ancora l’usura a fine anni 90 ed inizio del terzo millennio (ne rimase vittima il mio amato cognato).
Ed eccoci al paradosso per cui le bande criminali di Cerignola possono vantarsi di essere al top nell’assalto ai furgoni porta valori con gli onori della cronaca nazionale ed informazione globale. Questa “specialità ” unitamente a quella del traffico e dello spaccio di stupefacenti ha dato molto lavoro agli addetti preposti alla prevenzione e alla repressione dei fenomeni criminali sì che la DNA direzione nazionale Antimafia ha coniato la definizione di “quarta mafia “, riferendosi a quella foggiana, cerignolana, garganica e di San Severo.
Essa -mi riferiva un alto magistrato barese – è particolarmente “preoccupante in questo momento ” per la violenza con la quale si manifesta, ma anche per la capacità di autogenerarsi sul territorio con un modello organizzativo snello e funzionale. E così, quella che sono solito definire “la capitale politica della Puglia “, avendo dato i natali a numerose personalità politiche da Pavoncelli a Caradonna, da Di Vittorio a Melillo ed i fratelli Tatarella, infine a Giuseppe Conte (nato casualmente a Volturara Appula), deve ora vergognarsi per una siffatta “bollatura” che diventa una sorta di unzione di manzoniana memoria.
Dunque i cerignolani onesti e civili cittadini non attendono altro che misure atte ad intervenire al fine di smantellare questo sistema di seria e diffusa illegalità.
Si spera che il governo Meloni e la maggioranza parlamentare di destra vorranno altresi collaborare fattivamente con l’amministrazione comunale di sinistra/5S, costituendo una rete sinergica atta a ricostruire una comunità in cerca di aiuto e sostegno per la propria rinascita.
Michele Marino