I servizi sociali e le divisioni che restano

I servizi sociali e le divisioni che restano

L’Istat ci dice che i Comuni hanno impegnato per i servizi sociali e per gli asili nido 10,3 miliardi di euro, di cui 745 milioni coperti dagli utenti (7,2%) e 1,2 miliardi dal Servizio Sanitario Nazionale (11,8%). Le amministrazioni locali hanno di loro speso circa 8,4 miliardi di euro.

I principali destinatari della spesa sociale dei Comuni sono le famiglie con figli e i minori (37,7%), seguite dalle persone con disabilità (26,3%) e dagli anziani (15%). Il 10,8% delle risorse è stato impiegato per contrastare la povertà e il disagio degli adulti, il 4,2% per gli immigrati, lo 0,3% per le persone con dipendenze da alcol e droga, il rimanente 5,7% per attività generali e multiutenza.

Nel 2021 la spesa dei Comuni è aumentata del 6,7% rispetto al 2020 (4,7% tenendo conto dell’inflazione). Il maggiore incremento è stato al Sud (8,1% in valuta corrente, 6,1% in termini reali), ma restano ampi differenziali rispetto alle altre aree del Paese.

Al Nord-est si registra la spesa più alta (197 euro pro-capite), quasi tre volte superiore rispetto al Sud (72 euro). Il Nord-ovest e il Centro (156 e 151 euro pro-capite rispettivamente) sono poco al di sopra della media nazionale (142), le Isole poco al di sotto (134 euro), ma con una notevole differenza fra la Sardegna (ben 279 euro pro-capite) e la Sicilia.

A livello regionale i maggiori incrementi sono stati quelli di Calabria (27,6%), Puglia (18,5%) e Basilicata (17,2%), ma assolutamente insufficienti a modificare sostanzialmente i divari e le diseguaglianze rispetto alle altre regioni.

La spesa dei Comuni della Calabria, ad esempio (37 euro pro-capite), mantiene una grande distanza rispetto alla media nazionale (142 euro) e soprattutto ai territori che investono più risorse: la Provincia Autonoma di Bolzano si attesta su 592 euro, seguono tre regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta), la Provincia Autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna (al di sopra dei 200 euro pro-capite).

Divari rilevanti permangono anche nella spesa sociale fra Comuni della stessa regione. In generale, le risorse aumentano al crescere della dimensione demografica dei Comuni, mantenendo però le rilevantissime distanze fra le tre principali aree geografiche. In media i Comuni al di sotto dei 10mila abitanti spendono per il welfare locale 118 euro pro-capite l’anno, valore che aumenta gradualmente per i Comuni fra 10mila e 20mila abitanti (121 euro) e fra 20mila e 50mila (124 euro), mentre si ha un incremento più deciso oltre i 50mila abitanti (182 euro). I differenziali legati alla dimensione demografica sono più accentuati nelle aree del Nord e del Centro, mentre il Mezzogiorno è caratterizzato da una minore e più uniforme disponibilità di risorse per i servizi sociali. Infatti, mentre i Comuni più grandi del Centro e del Nord sono ben al di sopra del resto del Paese, quelli del Mezzogiorno spendono meno della media italiana e dei Comuni più piccoli del Nord.